MHOMC 33

Le "Decisiones" del definitorio generale dei cappuccini, II: 1769-1774, a cura di Gabriele Ingegneri, (Monumenta Historica Ordinis Minorum Capuccinorum, 33), Roma, Istituto Storico dei Cappuccini, 2008. 24 cm., volume I (Province Centor-Nord Italia e ultramontane): 544 p., volume II (Regno di Napoli e Isole): 766 p (vol I+II: € 70,00) ISBN 978-88-88001-59-3

 

MHOC 33-DecisionesIl secondo volume delle Decisiones delle riunioni del definitorio generale dei cappuccini riguarda il periodo del governo di Amato da Lamballe, generale dal 25 maggio 1768 fino alla morte avvenuta il 17 maggio 1773 e poi fino al capitolo generale del 1775. Il definitorio era presieduto dal procuratore generale, Erardo da Radkersburg, che governava le province italiane in qualità di commissario durante l'assenza del generale per la visita all'ordine e poi l'ordine intero. Il problema principale, in un periodo già noto per la decadenza disciplinare, sembra venire dalla crescente ingerenza dei governi nelle vicende interne degli ordini religiosi, che riducevano praticamente superiori generali e provinciali all'impossibilità di governare. I sovrani assolutisti non ammettevano ingerenze esterne e diversi religiosi non mancavano di agitare la minaccia del ricorso al tribunale civile. In Italia, in forme piú o meno pesanti, praticamente tutti gi stati imponevano un controllo sui religiosi, per ridurne il numero intanto, in attesa magari di una riforma generale, che tardava ad arrivare e dove arrivava, come nell'Impero, produceva una drastica riduzione nelle espressioni della vita religiosa. Piú libera rimaneva la vita nello Stato Pontificio, ma pure lí i problemi non mancavano. Difficoltà con le autorità statali si ritrovano nelle province ultramontane, a partire dalla Germania dove le ridefinizioni territoriali, causate dalla frastagliata carta politica, erano all'ordine del giorno. Le nuove disposizioni, civili ed ecclesiastiche, interessavano tutti i campi, dal reclutamento dei nuovi membri alla formazione, all'economia, alla pastorale, all'organizzazione della vita conventuale e provinciale. I superiori finiscono per piegarsi e alla fine sembrano suggerire essi stessi il ricorso alle autorità statali: "Se poi il buon tratto e le amorose persuasive... non bastano..., ricorra... con prudenza e si raccomandi al serenissimo principe acciò egli... oviar vaglia ad ulteriori sconcerti" (I, 18). Segnali di novità, mentre continua il favore della gente nei confronti dei frati, non mancano, in particolare nella richiesta di collaborazione nella pastorale nell'insegnamento, nella predicazione, nell'ascolto delle confessioni, nella riorganizzazione della vita interna ed è da queste nuove istanze che l'ordine dovrà scegliere le proprie linee per trovare, al di là delle difficoltà presenti e di quelle ben piú gravi che sarebbero giunte al giro del secolo, la via giusta per riprendere la propria vita.

 

 

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