CF 78 (2008) 1-2

Articuli:

 

JAN HOEBERICHTS, Francis' Letter to all the Brothers (Letter to the Entire Order) Title, Theme, Structure and Language 5-85

RIASSUNTO: Dopo qualche osservazione sul titolo, per il quale sceglie Lettera a tutti i frati, e sull'eucaristia come tema centrale, che non è, l'autore avvia la ricerca del tema unificante per la struttura di questa importante lettera di san Francesco, che è generalmente apprezzata per lo stile e per la qualità del suo latino. L'a. ritrova questo nell'introduzione (v. 5-11) dove i molti verbi auditivi portano a individuare il tema centrale nell'obbedienza, confermato dal riferimento all'esempio di Cristo alla conclusione della parte centrale, nel v. 46 che serve come inclusio che ripete e sottolinea ancora una volta il tema dominante. Nella parte centrale (v. 12-46) il tema è sviluppato in due sezioni principali: obbedienza ai comandi e obbedienza ai consigli divini (v. 7). Francesco non intende presentare un trattato completo sull'obbedienza, ma piuttosto ammonire i suoi frati, e in particolare il numero crescente dei suoi frati sacerdoti, su alcuni sviluppi interni della comunità che gli stanno recando diverse preoccupazioni. Così, nella prima sezione (v. 12-37), Francesco si limita all'ascolto e al compimento dei comandi divini a proposito dell'eucaristia (v. 12-33) e della parola di Dio, mentre nella seconda sezione (v. 38-46) si concentra sull'obbedienza ai consigli divini come sono formulati nella Regola, con insistenza sull'osservanza di essa e specialmente sulla recita dell'ufficio divino secondo la regola. Oltre alla precisa struttura, la lettera si caratterizza per la notevole solidità di linguaggio, e quindi delle idee, che riguarda anche la preghiera conclusiva (v. 50-52). Da notare anche le molte somiglianze linguistiche e tematiche della Lettera con la Prima Regola (Rnb). Queste, e i vari passaggi nella prima persona singolare, in particolare le confessioni di colpa di Francesco e la focalizzazione sull'eucaristia e sulla parola, così caratteristiche in lui, confermano l'autenticità della lettera, nonostante le diverse indicazioni che Francesco si sia servito di un segretario. La Lettera ci offre in questo modo una buona visione dei comportamenti e dei valori che Francesco, verso la fine della sua vita, riteneva importanti o addirittura essenziali per l'esistenza dei suoi frati, per quelli di allora e per quelli che sarebbero venuti (v. 47-48). La loro spiritualità si sarebbe dovuta incentrare sull'obbedienza e sull'esempio del Cristo obbediente, il quale per mezzo dell'obbedienza ha annullato le conseguenze disastrose della disobbedienza umana e "pacificato tutto ciò che è in cielo e sulla terra e lo ha riconciliato con Dio onnipotente" (v. 13), riproponendo il paradiso come luogo destinato da Dio per l'umanità fin dall'origine (Rnb 23,1).

 

SERGIO RAMÍREZ GONZÁLEZ, «Admiranda historia seraphica». Ilustraciones de la vida de Francisco de Asís, escrita por san Buenaventura, en una edición hagiográfica del seiscientos 87-117

SUMMARY: The diffusion of pictures of holy persons and saints in the early modern period with a clear promotional intent led those responsible in the Church to use in its regard various art forms. Although not with so much success as painting and sculpture, engraving flourished briskly in the context of the day from the very moment it became part of the illustration of hagiographic works, showing externally the true depiction of the protagonists or the marvellous events centred on them. The present study is dedicated to the latter aspect, as realised in the collection of the prints that Giacomo Franco executed at the end of the 16th century on the virtues of St Francis of Assisi. It is a work, formally based on the series of Philip Galle and Caesar Capranica that was partly made use of to illustrate a Venetian edition of the Major Legend of St Bonaventure.

 

GIUSEPPE AVARUCCI ofmcap., Albacina: L'eremo di Santa Maria dell'Acquarella e i cappuccini (con Appendice di Nanni Monelli) 119-170

RESUMEE: Le prof. G. Avarucci illustre le lieu d'Albacina, ou ermitage de Sainte Marie de l'Acquarella, lieu où, selon la tradition et le témoignage unanime des anciens chroniqueurs, en 1529, fut célébré le premier chapitre générale de la réforme capucine et, avec les premières constitutions, furent jetées les bases législatives du nouvel Ordre. Albacina existait déjà au moins deux siècles avant l'arrivée des réformateurs franciscains. En effet, sur la base d'une enquête technico-structurale faite par l'architecte Nanni Monelli sur les plus anciennes structures de l'ermitage, dont les données sont reportées en appendice, il résulte que l'édifice est à dater entre la deuxième moitié du XIIIème siècle et la première moitié du XIVème. Il faudrait rejeter la thèse de certains auteurs qui, sur la base de lectures erronées de la documentation, en ont affirmé une origine bénédictine remontant au XIème siècle. Les plus anciens documents, à ce jour connus et concernant ce lieu, remontent à 1349, année vraisemblablement de peu postérieure à la construction de l'ermitage, habité par un certain ermite Servideo qui, à cette date, reçu le legs de trois parcelles de terre. Suivent dans le temps, quelques témoignages documentaires qui permettent d'en reconstruire, en partie, les vicissitudes jusqu'à nos jours. Au moins à partir de la moitié du XVème siècle, le lieu appartient au Chapitre du Latran qui en a gardé la propriété jusqu'en 1878 et a bénéficié sine cura des droits de propriété pendant que l'endroit, au moins occasionnellement, a continué à accueillir des ermites.
Dans la dernière partie, l'auteur s'attelle à montrer l'historicité du Chapitre d'Albacina et des constitutions ou ordonnances rédigées en cette occasion, contre la thèse de ceux qui, sans aucune preuve documentaire valide, ne reconnaissent pas la véracité ni la fiabilité historique des plus anciens chroniqueurs de l'Ordre, niant qu'un chapitre eu été célébré à Albacina et qu'à cette occasion eurent été dictées des normes de vie pour le petit groupe des réformés. L'attribution de la paternité des premières constitutions d'Albacina à Bernardin d'Asti et l'affirmation selon laquelle leur formulation soit avenue durant la première session du chapitre de Rome-Sainte Euphémie en novembre 1535 et leur promulgation durant la rencontre successive vers septembre 1536, manque de support documentaire et en outre les différences dans le langage, dans la structure et dans la nature des textes, sont tels qu'il n'est pas possible de considérer les deux rédactions comme produits de la même ou des mêmes mains. En appendice, est proposée une analyse des architectures existantes à Sainte Marie de l'Acquarella.

 

CLAUDE MULLER, Le lys et la bure. La nécessaire francisation des capucins d'Alsaceau XVIIIème siecle 171-186

ZUSAMMENFASSUNG: 1648 wird das Elsass infolge des Vertrags von Westfalen französisch. Die Ordensleute gehören aber weiterhin zu Schweizer oder deutschen Provinzen. Ab dem 18. Jahrhundert verstärkt sich der Druck der französischen Monarchie. Die Kapuziner bilden 1729 eine eigene Provinz – nach vielen Querelen, die hier berichtet werden. Die entscheidende Rolle spielte der Gouverneur Eleonor Du Bourg, während die elsässischen Kapuziner verschiedener Meinung waren, doch mehrheitlich auf die Unabhängigkeit drängten.

 

HERMANN-JOSEF SCHEIDGEN – MARTIN SCHLEMMER, Die Kapuziner in Ehrenbreitstein vom Beginn des Kulturkampfes bis zum Ende des Ersten Weltkrieges 187-212

SOMMARIO: I due autori descrivono i difficili inizi della rifondazione cappuccina in Ehrenbreitstein sulla riva del Reno di fronte a Coblenza: cacciati via nel 1813 dal governo di Nassau in seguito alla Secolarizzazione dei beni ecclesiastici, ritornarono nel 1861 e dovettero affrontare di nuovo nel 1875 le leggi del "Kulturkampf" da parte del governo borussiano. Un padre fu messo in prigione, un altro fuggì in Inghilterra, un terzo in America; solo un fratello laico poteva rimanere nel piccolo convento quale sacrestano. La resistenza del vescovo di Treveri e del suo clero era così unanime che subirono l'espulsione con l'effetto che tra il 1878 e 1884 Ehrenbreitstein rimase senza alcun sacerdote e nella diocesi rimasero 230 parrocchie senza un prete. Nel settembre del 1887 i cappuccini poterono ritornare. Attingendo all'archivio della parrocchia di Santa Croce, gli autori descrivono dettagliatamente le fasi della ricostruzione dell'edificio conventuale, le precisazioni rese necessarie per distinguere cosa appartiene al convento e cosa alla parrocchia, menzionano il trasferimento della sede del provincialato da Königshofen a Ehrenbreitsein nel 1908 e passano poi all'iniziativa di p. Cyprian Fröhlich, grazie del quale il convento presto si acquistò un'importanza che va oltre la città sul Reno: la fondazione dell'opera caritativa chiamata "Seraphisches Liebeswerk" a favore di orfani o bambini in difficoltà famigliari. Nel 1891 il ministro generale Bernard Christen de Andermatt approvò la fondazione e gli statuti dell'opera, che in seguito poteva godere degli incoraggiamenti da parte dei papi Leone XIII, Pio X e Benedetto XV. Grazie alla predicazione dei cappuccini, in prima fila il padre Cipriano stesso, l'opera poteva contare di un numero sempre crescente di aderenti, così che nel 1914 aveva circa 500.000 membri in 30 gruppi regionali in Germania, ma anche in Austria e nella Svizzera. Alla fine della prima guerra mondiale l'opera serafica riuscì a offrire a 30.000 bambini un'accoglienza sicura o in famiglie o in asili preparati per loro. Un pellegrinaggio a Roma con 335 persone e l'udienza ricevuta da Pio X in occasione del 25mo anno dell'esistenza dell'opera rappresentarono per il fondatore il vertice del suo operare. Trasferitosi ad Altötting in Baviera, Fröhlich si impegnò pure nella fondazione della Associazione tedesca della Caritas (Deutscher Caritasverband). Alla fine gli autori danno uno sguardo all'impegno pastorale dei cappuccini ad Ehrenbreitstein che svolsero nella loro chiesa di architettura tipicamente cappuccina una grande attività liturgica e sacramentale come risulta anche da un orario liturgico pubblicato in Appendice.

 

ORONZO CASTO, Processo e canonizzazione di sant'Elisabetta d'Ungheria secondo i documenti ufficiali 213-260

ZUSAMMENFASSUNG: Der Autor beschreibt zunächst die feierliche Zeremonie der Heiligsprechung Elisabeths am Pfingstfest 1235 in Perugia. Dann geht er dem Verlauf des Untersuchungsprozesses zwischen dem Datum des Todes Elisabeths und ihrer Ka-nonisierung nach; dabei bezieht er sich besonders auf die Dicta quattuor ancillarum, auf die Epistola Conradi und den detailliert abgefassten Processus et ordo canonizationis beate Ely-zabet eines anonymen Autors. Für die Heiligsprechung wird hingegen die päpstliche Bulle Gloriosus in maiestate herangezogen, auf die dann der Brief Gregors IX. an Beatrix von Kastilien folgte, in dem der Papst die neue Heilige rühmte und die Königin einlud, deren Tugenden nachzuahmen. Um Elisabeth in das Klima ihrer Zeit zu stellen, nimmt der Autor auch kurz Bezug auf die Kanonisierungen des Antonius von Padova (1232) und Klaras von Assisi (1255); er findet bedeutende Entsprechungen, welche diese "franziskanischen" Heiligen zu einem Unicum in der Geschichte der Kirche machen und ihre volksfromme Verehrung rechtfertigen, die in 800 Jahren kaum abgenommen hat. Zum Schluss bietet der Autor eine neue eigene Übersetzung aller genannten Texte.

 

Notae:

LEONHARD LEHMANN ofmcap., Neue Literatur zur hl. Elisabeth von Thüringen 261-342

SOMMARIO: L'autore passa in rassegna una trentina di libri apparsi in occasione dell'ottavo centenario della nascita di santa Elisabetta di Ungheria o di Turingia, tra cui una decina di biografie, due raccolte di documenti del XIII secolo (le fonti elisabettiane), una in italiano, l'altra in francese e una edizione latino-tedesca della vita di santa Elisabetta scritta dal domenicano Teodorico da Apolda. Il contributo scientifico appare in due volumi che raccolgono gli Atti di due convegni a Roma e maggiormente risulta in un grosso volume, ben illustrato con riproduzioni iconografiche a colori, con carte geografiche, alberi genealogici e tabelle che accompagnano 43 studi ordinati cronologicamente e tematicamente in sette ambiti. L'autore ne elenca tutti gli autori e i titoli, rilevandone gli aspetti riguardanti santa Elisabetta e il francescanesimo. Oggi più che mai è giustificato dire che Elisabetta fu una "francescana ante litteram". "Si tratta dello stile di vita che prefigurò il futuro Terzo Ordine Regolare per le donne" (Lori Pieper). Questi numerosi studi comprendono la storia della casa reale di Ungheria e quella dei langravi di Turingia, in particolare la vita di Elisabetta con le sue svolte radicali, le ricerche archeologiche nell'area della "Cella di Elisabetta" ad Eisenach e nella zona intorno alla chiesa a lei dedicata in Marburg dove sorse il suo ospedale dedicato a san Francesco, gli studi iconografici che confrontano i diversi cicli pittorici presenti in Lübeck, Erfurt, Frankfurt, Napoli, Bardejov e Kosice / Kaschau e gli studi letterari sulle vite scritte in latino da Cesario da Heisterbach, Teodorico da Apolda e da qualche frate francescano anonimo, fino alle vite uscite in francese, inglese e tedesco antico. Viene studiato anche il ciclo di miniature sulla santa eseguite dalla clarissa Sibilla da Bondorf e tante altre opere d'arte di tutti i secoli fino ad oggi. La grande diffusione sia delle opere scritte su Elisabetta, sia delle opere eseguite in suo onore (chiese, ospedali, scuole, pitture, poesie, musica, teatro) dimostrano l'ampiezza internazionale del suo culto. Giustamente, quindi, la magnifica mostra di Eisenach e di Wartburg - luoghi dove la santa visse -, organizzata dai Länder di Thüringen e di Hessen in stretta collaborazione con l'Università di Jena, ebbe come titolo "Elisabetta - una santa europea". Erano esposti 448 oggetti, tutti descritti nel rispettivo catalogo e riprodotti e confrontati con 608 illustrazioni, quindi con delle opere non presenti nella mostra (edifici, manoscritti, libri, pitture, sigilli, figure).

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Recensiones 343-508

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GRADO GIOVANNI MERLO, Mariano D'Alatri OFMCap. (1920-2007) e la storia dell'Inquisizione medievale. In memoriam 509-517

BERNARDINO DE ARMELLADA ofmcap., Camille Bérubé, OFMCap. (1909-2007). In memoriam 519-524

 

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